domenica 28 novembre 2010

Halong Bay - Il drago che si abissa nelle acque

Dopo i nostri primi tre giorni trascorsi in Vietnam ad Hanoi, abbiamo deciso di andar a visitare quella che da tutti è decantata come una meraviglia del mondo, un luogo splendido, misterioso e affascinante: la Baia di Halong.
Il modo per visitare questa baia è con la barca. Si possono effettuare varie crociere da 2 o 3 giorni. Noi abbiamo scelto quella più breve solo perché eravamo all’inizio della nostra vacanza e dovevamo percorrere più di 1500 chilometri per raggiungere l’isola più a sud del Vietnam, al confine con la Cambogia : l’isola di Pu Quoc.
La Baia di Halong occupa 120 chilometri di coste, si trova nel golfo del Tonchino nel distretto di Yen Hung a nord del Vietnam, vicino al confine con la Cina, in un parco naturale.
Dal 1994 è diventato patrimonio dell’umanità, nel 2008 è stato eletto come una delle Sette Meraviglie Naturali del mondo.
Altra particolarità di queste isole è che il loro nome deriva proprio dalla loro forma, infatti troveremo :  elefante, tetto o artiglio da combattimento e altre ancora.
La zona oltre ad avere molte formazioni calcaree è anche ricca di grotte di origine carsica, ma non avendo molto tempo a disposizione noi siamo riusciti a visitarne solo una.
Gli archeologi  nelle grotte hanno trovato i primi insediamenti umani che risalgono a più di 25.000 anni fa.
Il villaggio galleggiante

Questa breve crociera in barca noi l’abbiamo prenotata nell’albergo dove abbiamo soggiornato ad Hanoi, al costo di 63 dollari a persona. Siamo partiti con un pullman, e abbiamo impiegato circa 3 ore e trenta per percorrere 160 Km, fino ad arrivare ad Halong City.
Gli scenari che si sono susseguiti durante il tragitto sono quelli di una verde campagna, molte le piantagioni, i campi di riso, gli agricoltori immersi nella palude con a fianco gli instancabili buoi, tutto ciò ricorda molto i paesaggi che si vedono nei classici film di guerra sul Vietnam.
Io ci tenevo molto a visitare l’isola di Cat Ba  che è una grande isola, con delle strutture e molte spiagge ma volevo vedere anche la baia di Lan Ha, che è decisamente meno turistica della baia di Halog. Ma il tempo, quando si fanno questi viaggi è un vero tiranno, quindi mi sono dovuta accontentare di questa che è più sfruttata turisticamente.
Arrivati al porto lo spettacolo iniziale non era bello, anzi, c’erano centinaia e centinaia di barche, tra cui anche  giunche cinesi, barche ispirate a quelle francesi del periodo coloniale, tutte attraccate, con motori spesso puzzolenti.
Il molo è molto caotico, i turisti sono davvero tanti e quasi tutti sono gruppi organizzati.
Intorno alla baia gli alberghi sono cresciuti senza alcuna tutela del luogo, c’è quindi una brutta schiera di casermoni alti su questa specie di lungomare, tutto ciò  non è un bel panorama.
Dopo poco che eravamo in attesa è venuta a prenderci una barchetta che ci ha portato fino alla nave più grande che era attraccata al largo.
La nave era bella e la cabina ancora di più, dotata di tutti i comfort, con dei letti finalmente comodissimi.
Una volta saliti, dopo poco ci hanno servito il pranzo che come sempre era molto buono, la cucina vietnamita infatti è conosciuta come la migliore di tutta l’Asia e io non posso che confermare tutto ciò.
Intanto la nostra navigazione è iniziata, quasi subito abbiamo iniziato a vedere  queste splendide formazioni calcaree rocciose che spuntano dall’acqua.
In tutto le isolette sono più di tremila e molte sono disabitate, sembrava  di essere in una favola, uno spettacolo da togliere completamente il fiato.
Il mare è calmo, quasi piatto di color verde smeraldo. Intorno le splendide formazioni  calcaree verdissime. L’unica nota negativa infatti è l’acqua che non sempre è pulita, anzi il più delle volte è  torbida e ci sono anche dei rifiuti, loro infatti buttano tutto in mare.
Il clima qui è tropicale, l’estate è molto calda e piovosa, quasi tutti i giorni c’è un temporale o pioggia continua, mentre l’inverno è il periodo più asciutto e anche il più fresco.
Alcuni turisti spagnoli e tedeschi sono andati in cima alla barca e si tuffavano da lì, ma io non ce l’ho fatta, non avevo il coraggio di buttarmi in un’acqua così sporca, preferisco farne a meno e aspettare di trovare acque decisamente più cristalline di queste, e così quest’anno non ho fatto neanche un bagno, spero di rifarmi l’anno prossimo.
Rimane comunque un luogo magico, una vera e propria meraviglia naturale.
Successivamente ho anche saputo che molti di questi canali che si trovano tra gli isolotti, nel periodo della guerra, furono minati dagli Stati Uniti e attualmente in alcune zone c’è ancora il rischio per la navigazione.
Tutte le isolette sono alte tra i 50 e i 200 metri, sono di roccia calcarea scavate e disegnate dal vento e dalle onde, mentre sulla superficie c’è la vegetazione tropicale, con molte spiaggette di varie dimensioni.
Anche riferita alla Baia di Halong non mancano le leggende e i miti. Il nome Halong significa “drago che si abissa nelle acque”. Si dice infatti che queste isole sono state create da un enorme drago che trascorreva i proprio giorni sulle montagne,  un giorno mentre stava correndo verso la costa con la sua lunga coda scavò valli e crepacci.
Quando poi si immerse nel mare, tutte le zone scavate e create con la sua coda si colmarono d’acqua, lasciando visibili solo le zone più alte formando questo spettacolo unico al mondo.
Dopo circa 2 o 3 ore di navigazione  ci siamo fermati per andar a visitare le Grotte dei Pali di Legno o Hang Dan Go.
La grotta è legata alla vittoria dei pali di bambù o delle meraviglie. Si dice infatti che Tran Hung Dao, che fu un importante generale ed eroe vietnamita, tra il 1228 e il 1300 sconfisse i mongoli del generale Kublai Khan per ben tre volte, in questo modo bloccò i vari tentativi dei cinesi di invadere il Vietnam.
Tra le sue più importanti vittorie c’è quella sul fiume Bach Dang nel 1288.
Questo generale prese ispirazione da Ngo Quyen che nel 939 riuscì a riconquistare l’indipendenza del Vietnam dopo 1000 anni di dominazione cinese.
Nel 1288 il generale Trang Hung Dao con i suoi uomini, aiutati dal buio, in un punto dove il fiume era basso, fece piantare degli acuminati pali di bambù, questi avevano una lunghezza da far in modo che nel momento della marea rimanevano a pelo dell’acqua.
Quando la marea è salita il generale fece navigare le sue piccole imbarcazioni, passando in modo agevole tra i pali e facendo così da esca.
Quando poi la marea si abbassò per il generale e i suoi uomini fu facile distruggere le imbarcazioni che sono rimaste incastrate tra i pali, colpendole con delle frecce incendiarie.
Ho raccontato questa particolare storia perché dicono che i soldati di Trang Hung Dao abbiano custodito, nascosto e preparato i pali proprio in questa grotta.
Tutto questo anche per spiegare perché in ogni città del Vietnam che abbiamo visitato c’è una strada dedicata a questo celebre generale.
Per raggiungere l’ingresso della grotta bisogna percorrere 90 gradini, è composta da 3 ampie cavità, dove ci sono stalattiti e stalagmiti, si dice che i pali furono nascosti proprio in quest’ultima. La grotta è davvero ampia e grande e le pareti se illuminate brillano.
Dopo aver visitato le famose grotte siamo andati in un villaggio galleggiante dove c’erano dei kayak che ci hanno messo a disposizione per  fare un giro.
Sinceramente questa ora passata a remare in questa baia non mi è piaciuta molto, come ho già detto prima l’acqua non è pulita e dato che non amo sguazzare in un’acqua simile, non amo neppure fare kayak in questo modo.
Poi dopo l’esperienza di due giorni nelle gole dell’Ardeche in Francia, l’anno scorso, questa esperienza di ora non mi ha fatto impazzire.
Cosa che invece ho trovato molto particolare sono proprio i villaggi galleggianti.
Sono delle piccole casette o baracche, alcune delle quali collegate da dei pontili in legno, in quella dove ci siamo fermati noi c’era perfino un biliardo e alcuni di loro stavano giocando.
Quasi tutte queste case hanno un cane che dovrebbe sorvegliarle, tutti hanno anche dei piccoli allevamenti di pesci che pescano al largo e poi li fanno crescere in vasche con delle reti. Le donne solitamente hanno una barchetta colma di viveri per i turisti, tra cui acqua, birra, bibite, patatine, biscotti, frutta, verdura,  c’era perfino l’whisky e molto altro ancora. Loro si avvicinano ai turisti e alle barche che in quel momento sono ancorate per vendere qualcosa.
Tutti gli abitanti di queste case galleggianti vivono e sopravvivono solo grazie alla pesca, setacciando le acque poco profonde della baia.
Tra le specie animali presenti, nella baia ci sono anche antilopi, scimmie, iguane, 200 specie diverse di pesci e 450 tipi di molluschi.
Dopo queste visite abbiamo continuato a navigare lentamente, in modo da poter godere questo splendido panorama ancora per qualche ora, prima che arrivi il buio della notte. Qui infatti alle 18 circa fa già buio, mentre l’alba arriva intorno alle 5 del mattino.
La navigazione prosegue lenta, e guardare il tramonto con i colori del cielo che cambiano sempre, mentre si è sdraiati in un lettino sopra la barca è qualcosa di veramente speciale.  Avrei voluto vivere quei momenti  per giorni e giorni, tempo e soldi permettendo.
Anche la cena è stata ottima e dopo i marinai e gli addetti alla nave, una volta finiti i loro lavori, si sono seduti ad un tavolo a bere il loro thè verde dalle incredibili virtù. Gentilmente ce lo hanno anche offerto, intanto il video continuava a trasmettere per circa due ore l’ultima collezione dei Boney M,  successivamente sono passati al karaoke.
Quasi tutti i paesi asiatici amano il karaoke e il Vietnam non è da meno. Così si sono messi a cantare le loro canzoni, in lingua vietnamita, in più avevano inserito anche l’effetto eco.
Il risultato era qualcosa di stonatissimo, anche un po’ straziante, a tratti simpatico. Alcuni acuti erano davvero da tapparsi le orecchie e per questo è stata una serata ricca di enormi risate, proprio grazie ai loro canti.
Al karaoke ho preferito star seduta fuori ad ammirare il luccichio delle stelle che contornavano  questo straordinario cielo e il mare piatto, in un’atmosfera totalmente magica e unica al mondo.
Durante tutta la notte la barca è rimasta ancorata in una baia, mentre il giorno dopo abbiamo ripreso la navigazione.
La leggenda del dragone che con la sua coda creò la Baia di Halong, non è l’unica, infatti i marinai che solcano ogni giorno queste acque dicono di aver visto un’enorme creatura marina misteriosa: il Tarasco.
Alcuni militari hanno anche pensato potesse essere un sottomarino al servizio degli imperialisti, mentre degli armatori vietnamiti, hanno fatto di questo mostro la loro nuova attività economica, offrendo ai turisti con molti soldi la possibilità di affittare una giunca per andare alla ricerca di questo mostro marino.
Anche il Tarasco, come le tartarughe nel lago di Hoan Kiem, di Hanoi noi non l’abbiamo visto, è stata comunque un’esperienza fantastica, un luogo che ricorderò nel tempo e che mi rimarrà nel cuore per la sua infinita bellezza, quasi fiabesca e per le emozioni che ci ha regalato.

sabato 13 novembre 2010

Chichén Itzà.....


Chichén Itzà è uno dei luoghi più visitati dai turisti che si recano in Messico, nella penisola dello Yucatan, ed è nata nel 432 d.c..

Nel 987 d.c. arrivarono i Toltechi, guidati dal potente e temuto re sacerdote Kokulcàn e di conseguenza invasero la città.

Successivamente divenne una fiorente città maya tolteca, costruendo con il tempo, un ampio complesso di templi cerimoniali di circa 10 Km.

Nel XIII sec. questa importante città perse la sua supremazia, soppiantata da Mayapán. Successivamente allo sbarco degli spagnoli venne distrutta e saccheggiata di tutti i suoi averi, ma la popolazione che riuscì a sopravvivere non l’abbandonò continuando a vivere qui, anche se i luoghi di culto non furono più usati. In questo modo la foresta, che qui è molto rigogliosa, riuscì a inghiottire tutto.

Chichén Itzà è composta da più di un centinaio di templi, piramidi, piazze, quasi tutte immerse nella fitta foresta.

Anche qui, come in altri centri cerimoniali simili, per riuscire a visitare bene questo luogo conviene prendere una guida. I ragazzini del posto, quelli che sono nati e vissuti qui, conoscono questi luoghi come le loro tasche e vi possono fare da guida all’interno del complesso. Ovviamente poi per ringraziarli è bene dar loro una piccola mancia.

Noi, una volta arrivati qui, non vedevamo l’ora di addentrarci all’interno di questo ampio complesso, dove troviamo il tempio più imponente e il più importante.

Quello che rispecchia questa caratteristiche è la piramide di El Castello o più famosa come la piramide di Kukulkàn.

Guardando questi luoghi non possiamo far altro che pensare alla vita che i Maya conducevano a quel tempo loro erano davvero dei veri e proprio maestri nell’arte, nell’ingegneria e anche nella matematica.

La famosa leggenda racconta che nei giorni di equinozio, e soltanto in quelli, le teste di serpente che sono scolpite alla base di ogni scalinata sembra che prendano vita, per risalire fino al tempio.

Questa costruzione ha ben 365 gradini che corrispondono ognuno a ciascun giorno dell’anno. Una volta arrivati in cima troviamo il Tempio del Serpente Piumato o Tempio di Quetzalcoatl.

Le terrazze che troveremo corrispondono ai 18 mesi del famoso calendario maya. All’interno di questo grandioso tempio troviamo anche un trono costruito in pietra, con la forma di un giaguaro dipinto di color rosso.

Il trono è proprio posizionato davanti al chac-mol, dove un tempo venivano appoggiate le offerte sacrificali.
Dalla cima di questa piramide si possono anche ammirare tutti gli altri edifici intorno.

Anche in questo complesso c’è un grande cortile che serviva per il gioco della palla. Questo cortile è davvero molto bello, e alcune pareti sono completamente decorate. Rappresentano riti sacrificali umani e animali, che loro effettuavano molto spesso, per propiziarsi gli Dei.

Non troppo lontano da questo troviamo il Tempio dei Guerrieri Giaguaro. Questa piramide è composta da quattro piani e sorregge un tempio composto da due sale. Gli affreschi che le decorano raffigurano alcune scene della sconfitta nella penisola da parte dei Toltechi.

Alla destra di questo tempio, ne troveremo un altro chiamato il gruppo delle mille colonne, la sua particolarità è che su ogni pilastro che sorregge il tempio è scolpito sotto forma di serpente piumato.
In questo complesso c’è anche una strada lastrica chiamata Via Sacra, percorrendola per circa 300 metri, si arriverà al terrificante Cenote Sacro. Lo chiamo terrificante proprio perché la sua bocca misura 60 metri di diametro, con una profondità di circa 20 mt e fa venire i brividi solo a guardarlo.

All’epoca dei Maya, quando loro vivevano dei periodi non molto fortunati, per propiziarsi il volere degli Dei e delle divinità più esigenti, in questa enorme bocca buttavano le povere vittime sacrificali completamente ricoperte di ornamenti d’oro e preziosi.

Molti sono i resti che sono venuti alla luce, tra cui oggetti d’oro e ancora molti monili di giada e turchese, anche se si pensa che la maggior parte di questi tesori sono ancora nascosti sotto il terreno.
Qui ovviamente sono stati ritrovati molti scheletri, la maggior parte di questi sono bambini e ragazze giovani.
Io mi chiedo solo come si potevano sentire questi poveri bimbi e queste ragazze quando sapevano di esser stati prescelti per essere inviati al loro dio.

Rimane comunque un tempio molto importante di questa zona del Messico, se venite da queste parti vi consiglio una visita, senza dimenticarci che questo è un luogo molto turistico, non pensiate di esser i soli a visitare.